Siti culturali e turistici
Chiesa dei Santi Giuseppe e Pantaleone (popolarmente Chiesa dei Frati)
Un capolavoro dell’arte lignea
La chiesa, per secoli affidata alle cure dei vari ordini monastici della città, conserva un coro ligneo di straordinaria bellezza del XV secolo.

Dove
Via Giuseppe Mazzini , 33097, (Spilimbergo)
Quando
Accesso libero
Come
a sfaccettata denominazione della chiesa sintetizza le sue complesse vicende storiche. Essa fu edificata nel 1326 e consacrata già l’anno successivo. La sua origine - come per la vicina chiesa di San Giovanni – era connessa a una funzione ospedaliera, nel senso medievale del termine, cioè di luogo di ospitalità per i bisognosi. Nei pressi esisteva già una “casa dell’ospedale”, gestita dalla confraternita di San Pantaleone, medico e martire. Per valorizzare il piccolo ospedale (16 letti, con una capienza di 32 persone, due per letto), i signori di Spilimbergo autorizzarono la costruzione della chiesa, con annesso cimitero. Nel frattempo (1340), nelle immediate vicinanze fu eretto un monastero per accogliere un gruppo di eremitani di Sant’Agostino. La chiesa finì così per passare di mano nel 1390 dalla confraternita (con conseguente chiusura dell’ospedale, che confluì in quello di San Giovanni Battista) agli Agostiniani e poi agli altri gruppi monastici che succedettero negli anni. Da allora l’edificio è popolarmente chiamato “chiesa dei Frati”. Fu più volte restaurato e trasformato, soprattutto nel Settecento, quando fu ampliata l’abside e costruita la cappella Marsoni, con il magnifico altare mariano sul lato meridionale. Poco rimane pertanto dell’aspetto originario, che è stato parzialmente recuperato solo in seguito ai restauri negli anni ’60, con il ripristino degli archi ogivali e delle volte a crociera delle absidi laterali, e la riemersione degli affreschi del Quattrocento. In quello stesso periodo fu deciso di aggregare nell’intitolazione anche San Giuseppe. Tra le opere conservate all’interno, ricordiamo i quattro Evangelisti realizzati in mosaico dal maestro Rino Pastorutti sull’arco trionfale che separa l’aula dal presbiterio (1998) e il monumentale organo meccanico a tre manuali, di Gustavo e Francesco Zanin, sopra la porta d’entrata. Ciò che però caratterizza maggiormente questa chiesa, è la presenza del Coro Ligneo a 24 stalli, considerato uno dei capolavori della scultura in legno dell’epoca rinascimentale, che originariamente si trovava nel Duomo. Fu realizzato a intaglio e intarsio tra il 1475 e il 1477 dal maestro vicentino Marco Cozzi (che pochi anni prima aveva eseguito con il fratello Francesco il monumentale coro della Chiesa dei Frari di Venezia), grazie a un lascito di pre Giuliano da Tropea, sacerdote fuggito da Costantinopoli assediata dai Turchi a metà secolo e giunto qui dopo essere riparato in Calabria. Ciascun stallo, finemente intagliato con riccioli e colorato con smalti di turchese e oro, è arricchito da una formella in altorilievo raffigurante un santo, e da vedute architettoniche intarsiate con l’utilizzo di legni di colori diversi. Viene considerato il più bel coro ligneo esistente in Friuli.






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