Itinerario 1 - Lungo il Grande Fiume
59
km
58
tappe
5h 40'
durata
59
km
58
tappe
5h 40'
durata
Chiesa di San Lorenzo a Vacile
La chiesa del giovane Pordenone
Sorta sulla strada che porta al guado di gaio e protetta in origine da una “centa”, la chiesa di Vacile conserva un piccolo tesoro d’arte: il ciclo di affreschi eseguiti nell’abside dal Pordenone poco più che ventenne. Ma altre curiosità attendono il visitatore, come ad esempio la statua della Madona dai oufs (Madonna delle uova), così chiamata perché l’autore fu pagato dalla parrocchia con le uova donate dalle famiglie del paese.
Lavatoio, mulino scomparso e roggia
Il ricordo del vecchio mulino
Tratto di roggia ancora intatto lungo le cui sponde sorgeva un antico mulino.
Guado sul Cosa (Gaio-Vacile)
L’ultimo guado rimasto in attività
Tra la fine dell’ottocento e l’inizio del Novecento vennero costruiti vari ponti stradali, per facilitare i collegamenti e non dover dipendere dalle piene del torrente Cosa: Lestans, Istrago, Tauriano, Gradisca. Quello che collega Gaio e Vacile, opportunamente sistemato, è l’unico rimasto agibile ai mezzi di trasporto, automobili comprese.
Ancona del Tiussi (propriamente Madonna delle Grazie)
Una piccola cappella con importanti padroni
L’edificio risale probabilmente alla metà del Cinquecento e, oltre alla Madonna con il Bambino, propone alle preghiere dei passanti anche le figure di San Rocco (invocato contro la peste) e Santa Caterina di Alessandria (protettrice di arti e mestieri). Marco Tiussi, l’autore, era uno specialista della pittura devozionale, che ha lasciato tracce in molti luoghi di qua e di là del Tagliamento.
Chiesa di San Marco a Gaio
La chiesa a picco sul fiume
La chiesa di San Marco sorge in una splendida posizione, dominante sul greto del Tagliamento, con vista panoramica sui monti a nord e sui paesi dell’alta pianura friulana. Ricostruita nel 1490, ha il portale decorato con le teste d’angelo del Pilacorte, mentre all’interno conserva un piccolo dipinto, considerato una delle primissime opere del giovane Pordenone, che doveva ancora maturare le sue prodigiose capacità.
I prati e il S.I.C. del Tagliamento
Prati mai soggetti ad arature
I prati magri del Tagliamento sono stati riconosciuti e protetti dalla Regione FVG attraverso due diversi atti nel tentativo di aumentare nuovamente le superfici prative con l’intento di ricostruire il paesaggio storico.
Chiesa di Santa Croce a Baseglia
Le storie della croce raccontate attraverso le pitture
Nell’abside si snoda una storia unica, costruita attraverso i dipinti: si incomincia dalla condanna di Cristo; poi la salita al Calvario, la crocifissione, morte e resurrezione di Gesù, che finirà per trionfare in cielo; mentre intanto sulla terra, tre secoli dopo, sant’Elena ritrova la croce, che sarà poi rubata e, dopo altri tre secoli, ritrovata dall’imperatore Eraclio. Una sequenza d’arte rinascimentale, da leggere come un libro.
Chiesetta della Madonna della Mercede (popolarmente Santuario dell’Ancona)
Salvezza contro i pericoli del fiume
Fu eretta sul posto dove sorgeva un’ancona (da cui il nome popolare), utilizzando le pietre della chiesa di San Girolamo, più esposta e distrutta dalle acque del fiume. La chiesetta, con il suo portico, fungeva da punto di attesa e di cambio, per quanti sbarcavano dal traghetto (o dovevano prenderlo) che portava alla sponda sinistra. Un attraversamento ricco di insidie…
Guado per Carpacco
L’antico guado di Spilimbergo
Il guado di Spilimbergo era composto da due diversi filoni del fiume e da un’isola centrale in un ambiente in cui dominavano i prati. Il ramo orientale del fiume era più ricco d’acqua ed era attrezzato anche con un traghetto.
Belvedere sul Tagliamento
Una finestra sul Friuli
Nella pertinenza del Palazzo degli Spilimbergo di Sopra (attuale municipio) si apre una terrazza panoramica di grande effetto, anche grazie alla sua posizione elevata, sopra una “mucula” (collinetta rivierasca), esposta sul greto del Tagliamento, il “padre” del Friuli.
Città di Spilimbergo
Uno dei centri storici più belli del Friuli
Il paese, ubicato in prossimità della vecchia strada romana che collegava Sacile alla Germania, prende il nome dai conti corinziani Spengenberg, che vi si installarono intorno al XI secolo.
Guado per Bonzicco e passerella della Grande Guerra
Generazioni di uomini hanno lasciato segno del loro passaggio
La frequenza d’uso del guado è testimoniata dall’esistenza fin dal 1290 di una struttura (domus lapidea) destinata all’accoglienza dei viandanti. Nei pressi si trovava anche un piccolo porto, dove i fluitatori di legname che scendevano dalla Carnia scaricavano parte della merce. Nella Grande guerra sul luogo del guado fu costruito un ponte ligneo, percorso da migliaia di soldati che si recavano a combattere al fronte.
Edicola di San Floriano
Quando l’arte incontra la devozione
Una delle poche opere a fresco di Gaspare Narvesa, fu dipinta a cavallo tra Cinque e Seicento su richiesta di un committente anonimo ed è particolarmente valorizzata dalla cornice che la inquadra. Sottolinea la devozione popolare per sant’Antonio abate e san Floriano, invocati per le necessità più delicate di una comunità rurale: gli incendi, le alluvioni, le malattie esantematiche e la salute degli animali.
Castelliere protostorico di Gradisca
Una fortezza sul fiume
Il castelliere faceva parte di una rete di fortificazioni distribuite in tutta l’alta pianura friulana, snodo dei traffici tra le civiltà padane e appenniniche e quelle dell’Europa centrale. Distrutto da un incendio nell’VIII sec. a.C. fu ricostruito e per secoli continuò a dominare il territorio. Ma alla fine, cambiate le vie commerciali, fu abbandonato e finì sepolto dal tempo, fino a quando il sito non venne scoperto per caso a fine Ottocento.
Chiesa di San Leonardo
La Crocifissione del maestro di Tolmezzo
Sulle pareti laterali dell’abside sono narrati gli ultimi giorni terreni di Cristo: le scene vanno lette quasi in senso orario iniziando da destra. In un basamento sono raffigurati anche il Paradiso e l’Inferno. Il pittorico culmina con la gigantesca Crocifissione, che occupa l’intera parete di fondo. Una caratteristica dell’artista è l’attenzione agli aspetti della vita reale.
Guado sul Cosa (Provesano-Gradisca)
Cordone ombelicale tra due comunità
Il guado che da Provesano conduce a Gradisca (all’altezza del cimitero) ha perso molta importanza dopo la costruzione del vicino ponte stradale. Ma per secoli è stato un cordone ombelicale che ha unito le comunità di Provesano e Gradisca, al netto delle rivalità campanilistiche. Il guado, al confine tra le due comunità, era uno dei luoghi dove la tensione era più alta e poteva degenerare in sassaiole e in risse.
Castello di Cosa
L’eleganza di un palazzo signorile
L’edificio, ricostruito nel Seicento in luogo di una fortificazione medievale ormai scomparsa, subì incendi e devastazioni nella Prima guerra mondiale, ma fu più tardi sottoposto a restauro. Il corpo principale è chiuso da due ali protese alla campagna e rinforzato da tre torri d’angolo. A ridosso delle mura esterne sorge la cappella di Sant’Antonio, piccolo tempietto secentesco di proprietà privata, ma aperto anche all’uso dei popolani.
Cappella di Sant'Antonio
La cappella del castello
Era frequente un tempo che nei complessi gentilizi le chiesette private fossero aperte anche all’uso dei popolani con la facciata principale rivolta alla strada pubblica e un’entrata secondaria che dava nel giardino privato.
Chiesa di San Tommaso
L’opera dell’artista misterioso
L’attuale chiesa fu edificata tra il 1846 e il 1879 sul luogo della precedente. All’interno opere del XVII, XVIII e XX secolo. Tra tutte emerge una pala d’altare con la Circoncisione di Gesù, di un autore rimasto ignoto per secoli. Un restauro poco prima del terremoto ha permesso di scoprire il nome dell’artista; ma in realtà ha ingarbugliato ancora di più il mistero, perché di lui non esistono finora altri riscontri.
La roggia e la strada vecchia
Strada storica ben conservata
La roggia alimentava anche il mulino di Cosa che oggi sembra una normale casa d’abitazione. A valle dello stesso oggi c’è, ormai abbandonato, il vecchio lavatoio del paese.
Chiesa di Sant’Urbano e Santa Sabina
Una santa scomoda
L’attuale chiesa, dedicata ai Santi Urbano e Sabina, fu costruita tra il 1801 e il 1803, secondo uno stile neoclassico, in sostituzione della precedente intitolata a Santa Sabata. Lungo la navata è collocato un altare del 1531 dedicato ai patroni Urbano e Sabina, probabilmente proveniente dalla vecchia chiesa, e attribuito a Donato Casella, lapicida lombardo genero del Pilacorte. Conserva ancora traccia dei colori originali.
Museo della Civiltà Contadina
Il fondatore non riuscì a vedere l’opera conclusa
Conserva circa un migliaio di oggetti, in gran parte materiale riguardante la vita pratica e quotidiana della popolazione locale dall’ultimo Ottocento agli anni Sessanta del Novecento: mobili ed utensili della casa, attrezzi del lavoro contadino. Ma anche una ricca collezione di attrezzi del lavoro artigiano. E nel cortile: una trebbiatrice, un trattore “Landini testa calda”, una imballatrice e perfino un calesse.
Mulino di Pozzo (anche Mulino Secco)
Cento anni di mugnai
Il mulino svenne edificato nel 1855 alla periferia di Pozzo, in prossimità delle strade che portano ai pascoli comunali di medievale memoria e al vecchio guado sul Tagliamento che conduceva a San Odorico, sulla sponda sinistra del fiume. Dopo alcuni anni di fermo, in epoca recente un’associazione locale, il Circolo Culturale e Ricreativo di Pozzo, si è impegnata a ripristinare la funzionalità del complesso.
Ex praterie riordinate
Tracce dei primi argini dell’800
La terra conquistata al fiume fu privatizzata e frazionata con un disegno moderno di campi allungati. Lungo il l’ex-Tagliamento furono costruite strade di servizio per lo più rettilinee.
Cava abbandonata
Esempio di cava a cielo aperto
Nella seconda metà del ‘900 le enormi richieste di materiale per la costruzione di edifici portò alla realizzazione di molte cave a cielo aperto che qui a differenza che nell’alta pianura hanno un fondo immerso nella falda idraulica.
Ramo del Tagliamento scomparso
Antico limite del Tagliamento
La strada sterrata segna questo storico limite dello spazio che fino alla fine dell’800 era un fiume impetuoso percorso dalle zattere di alberi tagliati in Carnia e diretti a Venezia.
Prati stabili e cave storiche
Prati di formazione ottocentesca e cave abbandonate
I prati stabili di formazione ottocentesca non sono del tutto scomparsi. Alcune piccole porzioni mai utilizzate emergono ancora all’attenzione dei visitatori.
Bunker della Guerra fredda
Contro il pericolo dell’invasione da Est
Il bunker di San Martino era un posto comando con osservatorio (PCO) sviluppato su due piani interrati (a 3 e a 6 metri sotto terra) e una serie di postazioni armate con mitragliatrici (M) e postazioni cannone controcarro (P) collegate tra loro. Faceva parte di una complessa opera difensiva dislocata slungo tutto l’asse del Tagliamento, fino a Latisana e San Michele. È rimasto in uso fino allo scioglimento dell’alleanza antioccidentale del Patto di Varsavia, nel 1991.
Il guado di Rivis - Arrivo Itinerario 3
Il legame tra due comunità
È il guado che un tempo conduceva a Rivis, sulla sponda sinistra, in Comune di Sedegliano, con cui i rapporti erano molto stretti e frequenti. In tale contesto il guado fungeva quasi da cordone ombelicale, che teneva legate due comunità separate dall’acqua ma unite da una storia comune.
Villa Partenio (attualmente Tenuta Pinni)
Una villa lombarda in terra veneziana
La villa prende nome dalla famiglia Partenio, discendenti del celebre umanista del XVI secolo Bernardino. Realizzata da maestranze lombarde tra il 1667 e il 1690, secondo un’impostazione architettonica abbastanza diversa dalle classiche ville venete, si componeva del fabbricato centrale (ancora ben riconoscibile), sviluppato su tre piani e destinato ad abitazione, e di due corte barchesse simmetriche con caratteristici portici a doppia altezza.
Chiesa di Santa Maria di Sassonia
Chiesetta neoclassica di inizio XX secolo
In questi luoghi la colonizzazione agraria comportò anche la costruzione di un nuovo sistema di significazione territoriale attraverso la costruzione di simboli sacri.
Crocefisso di Grava
Una battaglia leggendaria
La scultura sacra, collocata all’incrocio di due strade, domina la piana coltivata che tende al letto del Tagliamento. Essa esprime soprattutto un desiderio di sollievo dalle fatiche del lavoro nei campi e la speranza di aiuto contro i pericoli del fiume. Ma c’è anche un particolare retroscena: la voce popolare racconta che lì nei pressi venne combattuta anticamente una battaglia e che i corpi delle vittime sarebbero stati gettati in una fossa comune.
Guado e battaglia del Tagliamento (Valvasone Arzene)
Il guado della battaglia di Napoleone
Dopo aver sconfitto i piemontesi ed espugnato Mantova, Napoleone voleva marciare velocemente verso l’Austria e minacciare Vienna. Le truppe austriache lo attendevano sulla sponda sinistra del Tagliamento. Ma il generale còrso attraversò il guado e travolse le difese nemiche, che dovettero ripiegare. Nei giorni successivi i Francesi otterranno il controllo di tutto il Friuli e arriveranno fino in Carinzia, costringendo l’Austria a firmare un pesante armistizio.
La cava diventa lago
Foro realizzato in alveo
Dall’argine si nota un canale artificiale che raccoglie tutta l’acqua non usata nell’alta pianura e la fa convergere in un grande foro realizzato in alveo e che sembra essere un laghetto poco profondo.
Villa Eugenia e la città ideale
Punto strategico sul Tagliamento
Sulla sponda destra, nel punto dove doveva arrivare la nuova strada postale per Udine, Eugenio decise di edificare una città neoclassica, una città ideale che avrebbe avuto il nome di Villa Eugenia ma che non fu mai costruita.
Zone A.R.I.A. del Tagliamento
Resti di antiche praterie
Di queste ampissime praterie rimane ancora una enorme testimonianza nei prati che ora stanno all’interno dell’argine fluviale costruito alla fine dell’800. Si tratta di un’area in cui le micromorfologiche mostrano terrazzi su diversi livelli e suoli ancora segnati dal deposito delle acque.
Area sportiva in alveo
Area golenale
Il centro ippico, lo spazio per l’addestramento dei cani, quello per l'aeromodellismo e gli spazi per la ginnastica e lo sport paralimpico sono un importante servizio alla comunità.
Casermetta della guerra fredda
Ultimo presidio conservato
Lungo l’argine del Tagliamento di San Vito si incontrano molte opere militari ormai abbandonate. Si tratta di postazioni in bunker per mitragliatrici e cannoncini che erano gestiti dai battaglioni della fanteria d’arresto.
Rosa di là, il paese scomparso
Antico paese di Rosa
Il paese di Rosa Nuova è scomparso ma rimane intoccato il segno giardinesco che ricorda lo storico cimitero del paese.
Busa di Rosa
Anomala depressione fluviale
Al bordo del terrazzo del Tagliamento, vicino al secondo insediamento di Rosa c’è ancora oggi una anomala depressione fluviale che si mostra come una sorta di laghetto perenne.
Villa di Cragnutto
Antica azienda agricola con cappella
La residenza di Cragnutto fu costruita nel XVIII secolo consolidando un insediamento agricolo del secolo precedente. L’edificio signorile era affiancato anche da una chiesetta campestre.
Chiesa di Santo Stefano a Gleris
Chiesa quattrocentesca
All’interno si conservano alcuni affreschi attribuiti ad Andrea Bellunello e alla sua bottega, ma senza dubbio la cosa più importante è il trittico in pietra opera tarda del Pilacorte.
Roggia Versa ovvero il Lemene
Belvedere sul corso d’acqua
La Roggia Versa nasce a est di Casarsa e poco alla volta si ingrossa di affluenti che da San Vito e Savorgnano la trasformano in un piccolo fiume. Il ponte di via Gleris è uno straordinario belvedere su questo corso d’acqua che solo qualche centinaio di metri a valle cambierà il suo nome diventando il Lemene.
Chiesa di San Rocco a Vissignano
Chiesa ricostruita nel Seicento
Ascrivibile alla prima metà del XVII secolo, la chiesa attuale è frutto del restauro di un edificio più antico. Nel 1610 la primitiva chiesa venne infatti ricostruita per poi essere acquistata e restaurata nel 1817 dalla famiglia dei Variola.
Molino di Sopra (case Variola)
Paesaggio di bonifica a scolo naturale
Il mulino di sopra oggi è anche chiamato case Variola dal nome della famiglia che acquisì l’opificio.
Villa Freschi, già Attimis
Una delle più belle ville venete del Friuli Occidentale
La villa si presenta con un annesso oratorio ed è una tra le più belle ville venete del Friuli Occidentale. Per altro il complesso monumentale è circondato da voluminosi edifici agricoli che avevano un importante significato alla metà dell’ottocento.
Chiesa della Madonna di Campagna
Chiesetta cinquecentesca
Su una parete si può vedere un affresco di S. Francesco con lupo, commissionato dal padre guardiano nel 1635 in un periodo in cui la chiesa era molto frequentata dai pellegrini.
Chiesa di Sant'Antonio Abate a Saccudello
Chiesetta seicentesca
La piccola chiesetta risale alla fine del '600, ha un'aula rettangolare con travi a vista, mentre il presbiterio è quadrato ed è più alto dell'aula. Il campanile, posto sull'angolo destro dell'aula, è costituito da una torre a base quadrata con quattro monofore ogivali e corona merlata aggiunta in seguito.
Santuario della Madonna delle Grazie
Barocco veneto nel suo massimo splendore
Secondo la tradizione popolare cordovadese negli anni Novanta del Cinquecento un dipinto raffigurante Maria, presente su un capitello all’entrata del borgo, prese vita compiendo prodigi. L’opera è ancora custodita nel santuario costruito e abbellito nel Seicento attorno a essa, richiamando pellegrini da tutto il Friuli, Veneto e fin dall’Austria.
Palazzo Cecchini
Il convento trasformato in palazzo
Il convento dei domenicani fu soppresso nel 1806 e acquistato in seguito da Francesco Cecchini che costruì la sua residenza con un atteggiamento storicista recuperando anche alcuni temi del classicismo di certi edifici pubblici.
Palazzo Marzin-Mainardi
Il convento preservato nel palazzo
Palazzo Marzin-Mainardi ha conservato l’aspetto originario del convento anche se in occasione della residenza dei Marzin il ritmo degli archi fu complicato cercando di costruire un asse di simmetria nell’arco centrale aprendo al primo piano una bifora con il terrazzo.
Parco dei Domenicani
Il vecchio orto dei frati
Il parco dei Domenicani in origine era lo spazio che gli stessi dedicavano alla produzione orticola per il convento stesso. Quando il complesso religioso fu venduto questi spazi furono destinati alla costruzione di due parchi.
Prati della Madonna
Ampie praterie umide
Di fronte al santuario si estendevano ampie zone di prateria che entrarono in possesso del convento e poi dei nuovi proprietari. Queste praterie umide finirono per diventare uno spazio produttivo ma non furono arate e conservano ancora oggi una qualità ecologica molto alta.
Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria
Oratorio del XIV secolo
L'oratorio risale alla prima metà del XIV secolo e fu rimaneggiato intorno al 1591. Presenta semplice facciata a capanna con portale in pietra affiancato da due finestre e monofora campanaria sul colmo del tetto.
Asilo "F. Cecchini" e Villa Variola
Un moderno asilo infantile
Nel 1900 grazie a un lascito di Francesco Cecchini il comune di Cordovado costruì di un moderno asilo infantile, un edificio in stile milanese molto lontano dall’edilizia storicista che era tipica di questo periodo in queste periferie agricole.
Borgo del Castello di Cordovado
Castro Cordevadi
Il castello sorse probabilmente sul sito di un castelliere preistorico e il ‘castro Cordevadi’ citato nel 1276 era costituito da un maniero e da un settore abitato con un borgo interno al recinto.
Villa Freschi Piccolomini
Il vecchio palazzo episcopale
Il palazzo episcopale rimase in piedi fino alla seconda metà dell’ ‘800 quando il Vescovo decise di abbatterlo, mentre la ‘casa con torre’ dei custodi Redolfi, costruita certamente prima del 1318, venne abbattuta nel 1669 dagli Attimis per far posto alla villa omonima, ora Freschi-Piccolomini.
Antico Duomo di San Andrea - Arrivo Itinerario 1
L'antica pieve
L’Antica Pieve era legata al capitolo della cattedrale di concordia. La chiesa fu costruita dopo il 1454, anno in cui sul territorio si abbatté una terribile epidemia di peste, probabilmente sul luogo dove sorgeva l'antica parrocchiale, menzionata in una bolla papale del 1186.
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