Itinerario 3 - Tra Tagliamento e Meduna
18
km
12
tappe
1h 40'
durata
18
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12
tappe
1h 40'
durata
Il bosco scomparso - Partenza Itinerario 3
L’azione umana modifica il territorio
La colonizzazione agricola si è sviluppata negli ultimi secoli su terreni in origine boschivi (come testimonia il toponimo Roncs, disboscamenti, che identifica l’area vicina), facendo sorgere casali sparsi e piccoli caseggiati rurali.
Guado sul Cosa a Barbeano
Quando la vita di un paese gravita sull’acqua.
Dal nucleo storico di Barbeano si dipartono due strade verso est, che si infrangono sulle sponde del torrente Cosa. Una è via Spilimbergo, che parte dallo slargo a monte della chiesa; l’altra – a pochissima distanza dalla prima - è via Cosa, che passa sotto la chiesa. La prima è il relitto della vecchia strada per Spilimbergo; la seconda è quella che conduceva a Gradisca e al guado del Tagliamento. Entrambe dovevano scavalcare le acque del Cosa.
Chiesetta di Sant’Antonio Abate a Barbeano
Un giudizio universale a metà
L’aspetto esteriore dell’edificio deriva dai lavori di sistemazione effettuati nel Novecento. Ma all’interno sono ancora ottimamente conservati gli affreschi di Gianfrancesco da Tolmezzo, che riempiono l’abside: al centro la Natività e l’Adorazione dei Magi, mentre a sinistra è il Giudizio Universale: sotto lo sguardo di Cristo al suono delle trombe angeliche gli Eletti entrano in Paradiso. Il tempo ha cancellato invece le tracce dei dannati!
Grandi praterie riordinate
Le antiche strade in mezzo al verde
Poco fuori Barbeano il paesaggio delle praterie era la norma nel periodo di antico regime. Il topografo disegnava le poche terre coltivate e private come delle isole all’interno di un grande ambiente verde.
Chiesetta di San Nicolò (detta anche del beato Bertrando)
L’ultimo respiro del patriarca Bertrando
La chiesetta, originaria edl XII secolo, è celebre in tutto il Friuli per l’uccisione del beato Bertrando di Saint-Geniès, ucciso in un agguato nel 1350 da nobili congiurati. Sulla pietra insanguinata le donne strofinavano i loro fazzoletti, da conservare come reliquia. E nel prato esterno una colonna ricorda ancora oggi il delitto. Ma la chiesa conserva anche un pregevole altare di pietra (un tempo dipinto), opera dello scultore lombardo Pilacorte del 1497.
Città di San Martino al Tagliamento: Tre villaggi affiancati
Insediamento di origine romana
L’area era sicuramente già abitata in epoca romana: molti sono infatti i reperti archeologici rinvenuti. In epoca medievale il centro del villaggio, dove sorge la chiesa parrocchiale, era protetto da una centa o cortina, un’opera di difesa tipica dei villaggi rurali friulani del Medio evo.
Chiesa di San Martino
Il gigante del Pordenone
L’edificio attuale è dell’Ottocento, ma quello originario risale almeno all’XI o XII secolo. Il periodo più intenso però fu il Cinquecento, quando la chiesa venne ricostruita più grande e vennero chiamati importanti artisti a decorarla: non solo il Pordenone, autore del san Cristoforo, ma anche Pomponio Amalteo, gli scultori della pietra medunesi e uno scultore del legno della scuola di Domenico da Tolmezzo. Un piccolo, sorprendente concentrato di creazione artistica.
La roggia e il mulino di Postoncicco
Un mulino del Trecento
Al giorno d’oggi la struttura, che si sviluppa su tre piani, appare molto rimaneggiata, ma in realtà l’edificio è di antichissima matrice. All’interno è conservata l’attrezzatura con la mola in pietra; sul corso d’acqua sono visibili le canalizzazioni, le chiuse e una ruota a 36 pale. Per il funzionamento sfruttava l’acqua della cosiddetta “roggia dei mulini”, che prende origine in comune di Castelnovo del Friuli e scende per Tauriano, Provesano, Postoncicco, Valvasone e oltre.
Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo
Si fa presto a dire San Giacomo!
I restauri condotti negli anni Ottanta hanno riportato alla luce un grande gioiello dell’arte friulana. Gli affreschi sulle pareti laterali dell’aula, di autori ignoti, sono i più vecchi e risalgono al tardo Trecento. L’abside è invece stata dipinta da Pietro da San Vito agli inizi del Cinquecento, mentre in una nicchia seminascosta ha lavorato il Bellunello alla fine del Quattrocento. E vicino all’edificio, antiche sepolture raccontano la storia dei popoli che sono vissuti in questa località.
Chiesa di Sant’Osvaldo a San Martino
Una chiesa per padroni e coloni
Realizzato su progetto del lombardo Pietro Novelli nella seconda metà del secolo XVII, il piccolo luogo di culto privato fu consacrato nel 1684, per le esigenze dei padroni e dei coloni che lavoravano le loro terre. A volerlo fu Gian Domenico Partenio, sacerdote e compositore, che fu anche maestro della cappella ducale nella Basilica di San Marco a Venezia. Una curiosità: il campaniletto a vela si trova in fondo, anziché sulla facciata.
Villa Partenio (attualmente Tenuta Pinni)
Una villa lombarda in terra veneziana
La villa prende nome dalla famiglia Partenio, discendenti del celebre umanista del XVI secolo Bernardino. Realizzata da maestranze lombarde tra il 1667 e il 1690, secondo un’impostazione architettonica abbastanza diversa dalle classiche ville venete, si componeva del fabbricato centrale (ancora ben riconoscibile), sviluppato su tre piani e destinato ad abitazione, e di due corte barchesse simmetriche con caratteristici portici a doppia altezza.
Il guado di Rivis - Arrivo Itinerario 3
Il legame tra due comunità
È il guado che un tempo conduceva a Rivis, sulla sponda sinistra, in Comune di Sedegliano, con cui i rapporti erano molto stretti e frequenti. In tale contesto il guado fungeva quasi da cordone ombelicale, che teneva legate due comunità separate dall’acqua ma unite da una storia comune.
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