Punti di Interesse - Consigli Pro Loco
196
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110
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A piacere
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Lavatoio di Vacile
Un angolo di vita paesana
Quello di Vacile è uno dei pochi lavatoi (lavadôrs, in friulano) rimasti ormai nel territorio comunale di Spilimbergo. Sorge lungo la roggia detta “di Lestans”, derivata dal torrente Cosa. L’attuale manufatto è relativamente recente, in quanto realizzato tra il 1959 e il 1960, e si presenta come un vascone in cemento, cui si accede attraverso una scalinata.
Villa Andervolti (attualmente villa Marzotto)
Il “meccanico” che guidò la difesa di Osoppo
Il complesso residenziale, di origine medievale, fu più volte rimeggiato nei secoli, anche in anni molto recenti. Nel XVIII e XIX sec. fu la casa della famiglia Andervolti, il cui più celebre esponente è Leonardo: appassionato di meccanica e dotato di grandi capacità intuitive, con le sue soluzioni consentì ai patrioti assediati nel forte di Osoppo nel 1848 di resistere per mesi contro le truppe austriache, ottenendo alla resa l’onore delle armi.
Greto del Tagliamento
Il volo libero del falco
La Zona Speciale di Conservazione del “Greto del Tagliamento” occupa una superficie di 2719 ettari nell’alta pianura friulana, dalla stretta di Pinzano alla Grava di Spilimbergo. In un paesaggio affascinante, caratterizzato da verdi scarpate (“muculis”) e azzurri canali d’acqua che si intrecciano continuamente, trovano rifugio diverse specie animali, tra cui l’occhione, il falco pecchiaiolo e il nibbio bruno.
Ancona della Pietà
Una insolita Madonna, giovane e… alla moda
All’interno è affrescata (per mano di autore ignoto) una insolita Deposizione: il Cristo morto è appoggiato come tradizione sulle ginocchia di Maria, ma la veste mariana, anziché blu, è bianca con decori damascati. La stessa Maria si presenta con volto giovanile e lunghi capelli biondi, arricciati, quasi completamente scoperti. Una scena dove l’eleganza e la compostezza sembrano quasi prendere il posto del dolore.
Cappella della Madonna della Salute
Il miracolo dei bruchi
Il piccolo edificio risale forse agli inizi dell’Ottocento, quando un esponente della famiglia Zuliani Suvìla la edificò in obbedienza a un voto fatto alla Madonna, quando il figlio era in pericolo di vita. Testimonianza dei tempi, conservava una icona mariana portata dalla Russia da un emigrante, e una statua lignea vestita (oggi dispersa), considerata un tempo miracolosa.
Monumento alla carica dei Cavalleggeri Saluzzo
L’ultima carica della Grande guerra
Il monumento, nella campagna fra Istrago e Tauriano, ricorda la battaglia combattuta il 2 novembre 1918, appena due giorni prima della conclusione della guerra, in cui il Reggimento Cavalleggeri di Saluzzo, guidato dal capitano Raffaele Libroia, sconfisse un battaglione austroungarico in ritirata. Nell’attacco il comandante perse la vita.
Ponte di ferro
Un ponte per non perdere il treno
Ancora fino a quasi tutto l’Ottocento l’attraversamento del torrente Cosa nel territorio spilimberghese veniva effettuato a guado o con passerelle provvisorie. Ma nei periodi di maggiore piovosità questo diventava un problema insormontabile. A dare il là alla costruzione del ponte di ferro, fu l’inaugurazione nel 1893 della linea ferroviaria Casarsa-Spilimbergo: la rigidità dell’orario dei treni non permetteva più di restare soggetti alle bizze delle piene e delle piogge.
Cimitero di Spilimbergo (parte storica)
Tra mosaici artistici e ricordi di vecchie famiglie
Fino al 1831 il cimitero era situato accanto al Duomo; poi venne costruita la nuova struttura in periferia. Il primo “ospite” fu Luigi Sarcinelli fu Pietro detto Brusadin, inumato il 24 novembre dello stesso anno. Tra le tante sepolture degne di attenzione, si segnala sulla destra il tempietto dei Ciriani, importante e travagliata famiglia di inizi Novecento. E le sepolture degli ultimi discendenti dei conti di Spilimbergo.
Filanda Vecchia
Dove risuonavano i canti delle filandine
Il complesso, esistente già agli inizi dell’ottocento come mulino, fu riconvertito in filanda nel 1888. Contava 40 bacinelle e vi lavoravano 68 operaie con una media di 200 giornate annue. La seta prodotta veniva poi venduta sulla piazza di Milano. Fu il primo edificio a Spilimbergo a essere illuminato con la luce elettrica, data da una dinamo di 105 Ampère. Con i suoi 11 metri di altezza, spiccava come una chiesa alla periferia della città.
Roggia di Spilimbergo
La bellezza dell’acqua
Il corso d’acqua artificiale fu condotto nel XIII secolo dal torrente Cosa all’altezza di Madonna dello Zucco. Attraverso Gaio e Baseglia, l’acqua ancora oggi arriva a Spilimbergo e prosegue poi per Gradisca, dove si immette nel Tagliamento. Serviva alla difesa della città, all’uso domestico, come fonte di energia per i mulini e i battiferro. E anche come riserva di emergenza in caso di incendi!
Scuola Mosaicisti del Friuli
Un mondo di luce e colori
La Scuola fu fondata nel 1922 per formare professionalmente i giovani emigranti, sulla base di una tradizione plurisecolare dei mosaicisti e terrazzieri del territorio pedemontano. Qui sono nate opere di rilevanza straordinaria, come le decorazioni del Foro Italico a Roma, della chiesa di Santa Irene ad Atene e del Santo Sepolcro a Gerusalemme.
Bunker e fortificazioni tedesche
I misteri dell’ultima guerra
Rimane ancora oggi ben visibile l’accesso (oggi murato) ai rifugi antiaerei sulla strada chiamata “riva del macello”, inseriti per 30 metri alla base della scarpata. Questa infrastruttura costituiva però solo una piccola parte dell’opera ingegneristica, che contava anche una pista di attraversamento del Tagliamento per carri armati e una base militare all’interno del greto.
Palazzo degli Spilimbergo di Sopra (popolarmente Palazzo di Sopra)
Risorto dalle rovine
Già sede di un ramo della famiglia dei Signori di Spilimbergo, fu sede - per un breve periodo nel Rinascimento - di una prestigiosa accademia, presto chiusa per sospetti di eresia. L’edificio, esternamente affrescato, conserva nelle sale interne splendidi stucchi del Settecento. Caduto in rovina dopo il terremoto, è stato salvato dalla demolizione e completamente restaurato.
Loggia del Comune di Spilimbergo
Il granaio della città
Costruito probabilmente nel secolo XIV, era l’edificio pubblico per eccellenza. Qui i Signori di Spilimbergo riunivano gli uomini d’arme; si effettuavano i controlli sulle trattative del mercato; si immagazzinavano le merci; si svolgevano processi e venivano registrati atti notarili. Per un certo periodo fu destinato anche a carcere. Poi, nell’Ottocento, divenne sede del teatro sociale.
Macia
Una menorah sulla piazza del mercato
Un disegno graffito dietro un pilastro della Loggia Comunale, a forma di candelabro ebraico. Questa è la macia, un’unità di misura lineare usata dai venditori di tessuti, che operavano nel mercato cittadino (uno dei principali del Friuli, documentato anche nei racconti degli scrittori toscani del Trecento).
Palazzo Tadea
La caparbietà della vedova Tadea
Si presenta come un edificio tardo rinascimentale sviluppato su tre piani, dalle linee sobrie. L’ingresso, centrale, caricato con lo stemma nobiliare, unisce in un gioco stilistico un arco a tutto sesto con conci a vista, con un timpano in rilievo che richiama i templi greci. All’interno, il salone del primo piano è decorato con stucchi cinquecenteschi. Oggi l’edificio è utilizzato per concerti musicali ed esposizioni d’arte.
Palazzo Dipinto
Il manifesto della nobiltà friulana
Il Palazzo Dipinto, sul lato est, era l’ultimo edificio castellano costruito in ordine di tempo, perciò si salvò dalla distruzione del 1511. La facciata è completamente affrescata con colorate immagini simboliche in stile rinascimentale. Un tempo sulla facciata campeggiava anche un leone di San Marco in pietra, che però venne venduto e asportato sul finire dell’Ottocento e oggi è esposto al Museo delle Belle Arti di Lione.
Castello di Spilimbergo
Il castello sulla collina del falco
Il complesso difensivo oggi si presenta con la forma a ferro di cavallo ed eleganti palazzi rinascimentali… molto diverso da quello che doveva apparire alle origini. Il nucleo era costituito da una torre di guardia e da un palazzo di residenza, difesi da un robusto giro di mura circolare (girone), a ridosso del quale vennero eretti gli edifici necessari per la conduzione delle attività quotidiane: abitazioni, stalle, magazzini e tettoie.
Chiesa di Santa Cecilia
Le sue origini si perdono nella notte dei tempi
L’intitolazione a Cecilia, lascia pensare che possa risalire a prima del Mille, prima quindi di ogni altro edificio conosciuto di Spilimbergo. Sopra la porta laterale fanno la guardia due piccole statue di pietra, che raffigurano San Pietro e Santa Cecilia, con una croce astata in stile longobardo. Nel medioevo ospitava anche le riunioni dei capifamiglia, che collaboravano con i Signori feudali nell’amministrazione del borgo.
Duomo di Santa Maria Maggiore
Gioiello dell’arte friulana
La principale chiesa di Spilimbergo, voluta dai Signori di Spilimbergo e realizzata con i prestiti dei banchieri fiorentini, conserva al suo interno un ricchissimo patrimonio di arte tardo medievale e rinascimentale. Tra i gioielli, da segnalare: il ciclo pittorico trecentesco nell’abside (scuola di Vitale da Bologna), l’organo cinquecentesco decorato dal Pordenone e l’altare del Carmine, con la straordinaria balaustra del Pilacorte.
Cripta del Duomo
Dove dorme il Signore della città, protetto dai suoi leoni
Nella cripta, per assicurare maggiore stabilità al Duomo, conserva i ricordi storici della città: dall’altare di San Leonardo, fatto erigere da Paolo di Spilimbergo come ringraziamento per essersi salvato dai Turchi al termine di una delle loro scorrerie in Friuli del Quattrocento; al sarcofago di Walter Pertoldo IV, uomo d’armi e di potere.
Casa Dipinta (anche detta Palazzo Ercole)
Un insolito biglietto da visita
Sulla facciata dell’edificio sono rappresentati episodi della vita di Ercole, l’eroe greco, dipinte su due livelli, alternati da ampie fasce decorative. Al primo livello si riconosce la scena dove Ercole combatte contro il leone di Nemea (la prima delle 12 fatiche mitologiche). Nel livello superiore sono dipinte il Rapimento di Deianira, moglie di Ercole, a opera del centauro Nesso (a sinistra) e Il centauro Chirone, che fu maestro di Ercole (a destra).
Palazzo Monaco
Gli affreschi riemersi dalle fiamme
I Monaco, originari di Bergamo e trapiantati in Friuli verso la metà del Cinquecento. furono una famiglia molto in vista e costituirono per secoli – insieme agli Asquini, ai Cisternini, agli Stella, ai Carbo e altri – l’elite sociale e culturale della cittadina. Mentre il loro palazzo è tornato allo splendore, quello dei vicini Cisternini invece ha avuto destino contrario: divorato dalle fiamme dei soldati russi durante una spedizione contro Napoleone.
Palazzo Stella (anche Palazzo Zatti)
La casa dello scienziato
Gli Stella, di lontana origine bergamasca, furono una famiglia molto in vista nella società spilimberghese, specialmente nel corso del XVI e XVII secolo. La facciata dell’edificio è dominata al primo piano da una trifora contornata da un balcone, a sua volta sorretto da quattro curiose mensole di pietra (la prima e l’ultima hanno l’estremità decorata con volti umani, uno barbuto e uno glabro).
Chiesa di San Giovanni Battista (erroneamente Chiesa dei Battuti)
Il primo ospedale
La potente confraternita di San Giovanni dei Battuti (votata a opere di misericordia, ma impegnata anche sul fronte politico a difendere gli interessi dei borghesi dal potere dei Signori di Spilimbergo) istituì nel Trecento un ospedale per l’assistenza ai pellegrini e bisognosi, e fece costruire la chiesa adiacente, commissionando importanti opere d’arte.
Chiesa dei Santi Giuseppe e Pantaleone (popolarmente Chiesa dei Frati)
Un capolavoro dell’arte lignea
L’edificio è stato oggetto di un profondo restauro che ha riportato alla luce le strutture architettoniche originali. Ma la sua fama è legata soprattutto alla presenza del coro ligneo del Quattrocento realizzato da Marco Cozzi, originariamente collocato nel duomo. Un’opera di altissimo livello intagliata e intarsiata, con raffinate figure in altorilievo e decorazioni in smalti turchese e oro.
Chiesa di San Rocco a Spilimbergo
Quando la peste infuria
A causa di un’epidemia che aveva provocato la morte di 450 persone in soli tre mesi, nel 1533 gli abitanti di Spilimbergo fecero voto alla Madonna e a san Rocco di erigere una chiesa in loro onore, in cambio della liberazione dal male. Così nacque la chiesa di San Rocco fuori le mura, sempre rimasta nel cuore della popolazione.
Villa Marin (originariamente villa Lidia, ora villa Sina)
Le residenze delle nuove elite
La famiglia Marin era scesa dalla Val d’Arzino (l’avvocato Marco Marin fu commissario del Comune di Spilimbergo nel 1923-25 e poi nel 1927). Economicamente benestante e socialmente rilevante, preferì costruire la sua residenza ex novo in periferia, anziché comprare un vecchio palazzo in centro. Con il suo ampio portico, la torre d’angolo, il vasto giardino, i lucernai, richiama le residenze del Nord Europa.
Cappella dell’ospedale
Tessere d’oro per i sofferenti
La sala, al primo piano dell’ospedale, si caratterizza per l’utilizzo diffuso del mosaico dorato, che dona una luminosità straordinaria all’ambiente. I mosaici parietali, che raffigurano la Madonna e i due “santi spilimberghesi” Pantaleone e Giovanni Battista, furono realizzati su cartoni dell’artista Fred Pittino negli anni 1957 e 1958, con l’intervento di diversi mosaicisti locali.
Villa Tamai
Il trionfo del Liberty
La villa fu costruita in stile Liberty nel 1925, su progetto dell’ingegner Angelo Zanettini (progettista e costruttore edile, molto stimato all’epoca, discendente della famiglia del conte Giacomo Ceconi). Circondata da un parco di 13mila metri quadri, fu eretta sulla strada che collegava la stazione ferroviaria con il ponte sul Tagliamento. Durante l’ultima guerra ospitò il comando delle SS del capitano Niemann.
Molino di Mezzo (anche Mulino Prussia o Mulino Gridello)
Le macine che hanno nutrito la città
Il mulino esisteva certamente già nel 1391. Era di proprietà dei Signori di Spilimbergo, che lo affidavano in gestione a varie famiglie di mugnai. Fino al 1947 contava tre ruote esterne, cui corrispondevano altrettante macine a pietra. Oltre che per la macinazione dei cereali, veniva utilizzato anche per la battitura del baccalà. Oggi, restaurato, è utilizzato a scopi didattici e dimostrativi.
Cappella di San Giovanni Eremita
La danza acrobatica di Salomè
L’edificio, quasi completamente demolito nel 1909, era collegato a un ospedale medievale alla periferia nord di Spilimbergo, in prossimità di un guado. È sopravvissuta l’abside, completamente dipinta nel Trecento. Attirano l’attenzione le immagini che ricostruiscono le vicende della morte per decapitazione di Giovanni Battista, decretata da Erode per soddisfare il desiderio della figliastra Salomè.
Cortina di Barbeano
Estremo rifugio per gli abitanti del paese
La cortina in origine era un muro protettivo con al centro la chiesa. Con l’andare del tempo a ridosso del muro vennero costruite case, che inglobarono la struttura. I nuovi edifici restavano però di proprietà della chiesa, che ne incamerava gli affitti. Esse mantenevano l’aspetto complessivo di struttura fortificata, con i muri che davano all’esterno quasi privi di aperture, mentre l’accesso alle case avveniva dal piazzale interno.
Chiesa di Santa Maria Maddalena
Le avventure di un campanile
Consacrata nel 1459 e rifatta completamente tra il 1882 e il 1890, della chiesa rinascimentale resta il portale di Carlo da Carona, con figure in bassorilievo. All’interno, l'altare maggiore in marmo (a sostituzione di quello quattrocentesco in legno) è stato realizzato nel 1775 da Francesco Sabbadini ed è decorato con le statue di Santa Maria Maddalena e di San Vincenzo Ferrari.
Postazione di mitragliatrice
Una mitragliatrice per difendere il ponte
La postazione, progettata a scopo preventivo, nell’ipotesi remota di una ritirata, si rivelò indispensabile negli ultimi giorni di ottobre del 1917, quando le truppe d’invasione tedesche, giunte a Dignano e Bonzicco, tentarono di attraversare la passerella di Bonzicco. I soldati italiani tennero la posizione fino al 4 novembre, quando venne dato ordine di ripiegamento sul Piave.
Chiesetta della Madonna di Fatima (anche Regina della Pace; popolarmente Madonna del Colera)
La salvezza contro il colera
In origine doveva essere un semplice capitello dedicato alla Madonna della Salute, all’imbocco del sentiero che portava al guado sul Tagliamento. Nel 1944 il capitello venne demolito per fare spazio alla chiesetta attuale, che conserva due rarità dell’arte sacra: una statua in cera di Maria Bambina e una lignea della Vergine con il Bambino, addobbata con vesti preziose, come usava un tempo.
Chiesa di Santo Stefano a Gradisca
Una lunga lotta
L’edificio sorge in posizione decentrata, sulla strada che dal paese porta al guado del torrente Cosa. Per secoli sottoposta all’autorità dei vicini d’oltre acqua, ottenne l’autonomia solo nel 1858. All’interno conserva quattro statue, capolavori dell’arte lignea contemporanea, due delle quali (la Madonna della Cintura e Sant’Antonio da Padova) vengono ancora portate annualmente in processione per le vie del paese.
Edicola di San Francesco
Quando la fede diventa tenerezza
L’edicola raffigura una Madonna della Tenerezza con San Francesco. Il dipinto originario è del Seicento, ma è stato restaurato nel 2010 dall’artista Plinio Missana. Il restauro è stato voluto da un residente del luogo, Lindo Truant, in memoria del fratello Tarcisio e degli altri soldati caduti in Russia nella Seconda guerra mondiale.
Chiesetta di Sant’Antonio e Maria Ausiliatrice (anche Chiesetta del cimitero)
Per le anime del Purgatorio
Il cimitero di Provesano venne spostato nel sito attuale nella prima metà dell’Ottocento. Venne eretta anche una chiesetta, destinata a svolgere le funzioni funebri. Il parroco dell’epoca, mosso da pietoso spirito religioso, volle far fare un dipinto carico di speranza, dove due angeli soccorrono le anime penitenti del Purgatorio, liberandole dalle fiamme. Una scritta di difficile lettura ne spiega le motivazioni.
Tomba di Pim Fortuyn
La tomba del politico olandese
La tomba, in marmo bianco di Carrara, ha un aspetto monumentale. È costituita da un sarcofago centrale con lo stemma della famiglia Fortuyn, protetto da tre lati da un muro di elementi bianchi, che culminano dietro in un fondale che sembra tendere al cielo. Sulla destra è incisa la scritta latina “Loquendi libertatem custodiamus”: proteggiamo la libertà di parola. Per anni è stata meta frequente di visita di cittadini olandesi, di passaggio per l’Italia o qui in vacanza.
Croce di Passione
La Passione di Cristo raccontata con i simboli
Posta in corrispondenza di un trivio, la croce ha un’ossatura costituita da una semplice lama in ferro battuto, caricata con i simboli che – opportunamente letti – narrano la Passione di Cristo nei giorni precedenti la Pasqua, dall’Ultima cena fino alla sua morte. Le Croci di Passione erano un tempo elemento fondamentale nelle processioni della Settimana santa, ma anche un “prontuario” dottrinale facile da capire e da ricordare per la gente umile.
Edicola di Sant’Osvaldo
La leggenda di sant’Osvaldo
L’edicola di Pozzo raffigura la Madonna col Bambino in trono, tra Sant’Osvaldo e Sant’Antonio di Padova. L’opera del Seicento, opera di un ignoto artista friulano, fu commissionata da un tale Giovanni Battista Pascutto per sua devozione. A rendere il dipinto particolare è la presenza di Osvaldo, che fu sovrano di Northumbria, martire cristiano, ma anche eroe di un poema cavalleresco nel quale cercava di conquistare il cuore di una principessa.
Chiesa di San Giorgio della Richinvelda
Il trionfo del neogotico
La prima chiesa di San Giorgio della Richinvelda dovrebbe essere stata eretta nel IX secolo e poi più volte rimaneggiata, fino alla ricostruzione definitiva del 1885, secondo i dettami dello stile neogotico, allora imperanti in tutta Italia. Sull’entrata domina un altorilievo che raffigura il santo titolare, Giorgio, nelle tradizionali vesti di cavaliere medievale, mentre lotata contro il drago, simbolo del demonio.
Villa Leoni (anche Villa Pecile)
Il cuore del cambiamento agricolo
L’edifico, già di proprietà della famiglia veneziana dei Leoni, venne acquistata nel 1851 dal senatore Gabriele Luigi Pecile. Quando il figlio Domenico assunse la direzione dell’azienda agraria collegata, introdusse colture sperimentali e importò i primi esemplari di macchine agricole. La rendita dei terreni migliorò e la tenuta crebbe con la costruzione di case coloniche, stalle, sili da foraggio.
Chiesa di San Lorenzo a Aurava
La Carità preziosa di Umberto Martina
L’edificio attuale fu costruito nel 1855 su progetto di Girolamo D’Aronco, in sostituzione della chiesa precedente, diventata ormai troppo piccola per le esigenze della popolazione. È caratteristica per gli affreschi sulla facciata, ma il suo tesoro lo conserva all’interno: una preziosa tela dipinta a olio da Umberto Martina, nei primi decenni del Novecento, che raffigura la Carità di San Lorenzo. L’opera subì anche gravi danni nell’ultima guerra.
Edicola San Pietro
La strada dei dipinti sacri del Seicento
Affreschi votivi, ancone e capitelli erano utilizzati in passato come stazioni nei percorsi di varie cerimonie religiose: rogazioni, via Crucis, processioni di santi. Il paese di Aurava ha mantenuto le vecchie case rurali in schiera (altrove invece spesso abbattute per fare spazio a edifici più moderni), il che ha permesso di salvare non solo delle piccole opere d’arte, ma di conservarne anche il significato.
Chiesetta di San Giovanni Battista a Rauscedo
Una chiesa contesa
Costruita per volontà della famiglia benestante dei D’Agostini, come cappella privata, è rimasta pressoché intatta nel tempo. La collocazione al confine tra Rauscedo e Domanins nel Novecento fu causa di forti tensioni tra le due comunità. La diatriba sfociò in una zuffa generale il 29 maggio 1939, quando volarono pugni e schiaffi e i due parroci riuscirono a fatica a calmare gli animi. La situazione si risolse solo nel 1950…
Villa Spilimbergo-Spanio
Da castello a villa residenziale
All’interno l’atrio è stato affrescato nei primi dell’Ottocento da Giovanni Battista Canal e Giuseppe Borsato. Nel palazzo, inoltre, si trovavano due ritratti di Irene di Spilimbergo e della sorella Emilia attribuiti al Tiziano e acquistati da un collezionista americano a Londra nel 1909. Nel giardino sono esposte inoltre alcune opere dello scultore contemporaneo Ivan Theimer. Nei pressi sorge la cappella di Santa Eurosia martire con il portale del Pilacorte.
Chiesa di San Michele Arcangelo a Domanins
La processione della confraternita
L'attuale edificio, in stile neoclassico, fu progettato dall’ingegner Giovanni Battista Cavedalis (1794-1858), che pochi anni dopo sarebbe emerso come uno dei protagonisti dei moti risorgimentali del Friuli. Vita travagliata ebbe invece il campanile: i lavori andarono a rilento a causa della forte emigrazione che provocò una riduzione dei fondi. Una volta concluso, una tromba d’aria ne danneggiò la cuspide.
Cappella di San Giorgio (Glesiut)
Una delle ultime “Madonne vestite”
La Madonna vestita è una particolare immagine sacra: sono statue originariamente in cera o in legno, che indossano abiti veri, spesso in seta, e spesso sono anche addobbate con corone, collane, orecchini e altri gioielli. La vestizione assumeva la forma di un rito vero e proprio, che vedeva protagoniste le donne. Usate nelle processioni, vennero gradualmente bandite dalla Chiesa a partire dalla metà dell’Ottocento.
Centa (o cortina) di San Martino
L’inutile difesa contro i Turchi
Il terrapieno su cui sorge la chiesa di San Martino, era in origine una “centa” o “cortina”, un’opera di difesa tipica dei villaggi rurali friulani del Medio evo. Ne faceva parte anche il campanile, un tempo torre di rifugio. Nulla poté tuttavia di fronte alla scorreria turca del 1499, quando le truppe di Skender Pasha - trascurando la vicina Valvasone, meglio fortificata - penetrarono in paese, procurando uccisioni e rapimenti.
Casa Cassini
Un museo archeologico in casa
La casa prende nome dalla famiglia Cassini, giunta in Friuli nel 1280 dalla Lombardia: di alto livello sociale, contavano vaste proprietà sia nella sinistra che nella destra Tagliamento. L’edificio originario risale al Seicento ed ha un aspetto solenne, ingentilito però dal giardino all’italiana. L’edificio ospita una raccolta di iscrizioni romane provenienti da Aquileia e Concordia, reperite nel corso dell’Ottocento dai proprietari, appassionati di archeologia.
Ancona di Santa Fosca
Un sacrario di origine paleocristiana?
L’origine del piccolo sacrario è molto antica, anche se è impossibile stabilire un’epoca certa. Rifatto nel 1970, a seguito della sua rimozione dalla sede originaria per consentire l’allargamento della strada, al suo interno contiene una Madonna del Rosario con Santa Fosca, affresco attribuito al pittore sanvitese Agostino Pantaleoni (1740-1817). Una pietra sepolcrale al centro del pavimento testimonia la proprietà della famiglia Cassini.
Mosaico di San Martino
I sassi e la spada
L’opera musiva, fatta di tessere e di sassi, è stata realizzata nel 2006 dall’associazione artistica Claps Colorâs. Rappresenta al centro Martino a cavallo, nell’atto di tagliare il suo mantello rosso con la spada. Ciò che caratterizza l’opera, è la fusione dell’immagine principale con l’ambiente tipico della Grava del Tagliamento, mentre sullo sfondo appare il profilo dei monti del Friuli.
Chiesetta della Natività di Maria (popolarmente Chiesetta della Madonna)
Contro la paura delle pestilenze
La chiesetta della Madonna a Postoncicco, rifatta nel Seicento, è una costruzione di piccole dimensioni e molto semplice. A seguito dei restauri del 1982 sono venuti alla luce vasti brani di affreschi risalenti probabilmente al Quattro o al Cinquecento, dove spicca una Madonna in trono con il Bambino e i santi Cosma, Rocco, Sebastiano e Damiano. I quattro santi hanno tutti a che fare con le malattie e testimoniano il timore dei fedeli per le continue epidemie.
Lavatoio a San Martino
Un luogo per lavare e… parlare
Il lavadôr (lavatoio) di Postoncicco è la struttura più significativa tra quelle del suo genere rimaste nel territorio di San Martino al Tagliamento. Ancora in epoca recente, fino alla metà del Novecento, ce n’erano 13 sparsi per ogni località. Talvolta si creavano anche problemi di… commistione: le lavandaie dovevano fare attenzione a evitare gli orari dell’abbeverata delle mucche!
Edicola di San Rocco a San Martino
Il Gesù Bambino che dorme
Il dipinto oggi visibile è in realtà una sinopia (cioè un disegno indicativo in ocra rosso, simile ai disegni preparatori che si realizzano prima di un affresco) tracciata alla fine del Novecento, in sostituzione dell’originale ormai illeggibile che forse aveva lo stesso soggetto. L’ancona originale, invece, come si desume dai decori rimasti sulla cornice, risale a un periodo compreso tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento.
Cappella dei Crips (anche Madonna dei Crips)
Tutta la caparbietà di un emigrante
Il padre di Pagnucco nell’Ottocento era entrato in possesso di un quadro della Madonna del Rosario, un tempo appartenuto ai frati Serviti di Valvasone. Giuseppe, figlio minore, ereditò il quadro e ne rimase a tal punto legato, che – emigrato in Sudamerica - volle erigere una cappella nel suo paese natale. E riuscì a realizzarla nonostante le difficoltà economiche e familiari, con una tenacia ammirevole.
Chiesa di San Michele Arcangelo a Arzene
La chiesa costruita dalle braccia dei parrocchiani
La vecchia chiesa risaliva al XV secolo. Nel corso del Novecento, al termine di una lunga trafila, venne sostituita dall’attuale, voluta dai parrocchiani. All’interno si conservano però ancora diverse opere dei secoli passati, tra cui l’altare policromo del 1689 e una delicata pittura su pala lignea, che raffigura Maria con il Bambino tra i santi Lorenzo e Floriano, due santi popolari, invocati contro le malattie e gli incendi.
Rio Rupa (cimitero di Arzene)
Il torrente che portava la vita nei paesi
Il torrente, che prende origine dall’affioramento delle acque del Cosa, un tempo svolgeva funzioni urbane e civiche. Attraversava tutto l’abitato di Arzene, costeggiando la cinta protettiva della chiesa di San Michele arcangelo. Poi, dividendosi in due rami, abbracciava San Lorenzo, creando quasi un’isola. A causa però delle continue inondazioni, nel 1712 l’alveo maggiore venne inghiaiato e al suo posto fu realizzata una strada.
Chiesa ed ex ospedale dei Santi Pietro, Paolo e Antonio abate
San Pietro: da ospedale a scrigno d’arte
Consacrata nel 1497, conserva al suo interno un ampio ciclo pittorico di inizio Cinquecento di Pietro da Vicenza, ma anche opere del Trecento, del Seicento e dell’Ottocento. E alzando lo sguardo sopra la porta d’ingresso, si scorge un raro organo portativo del Settecento. Un vero scrigno d’arte frutto della devozione della popolazione di Valvasone nei secoli. E pensare che era nato come un ospedale, per accogliere pellegrini e viandanti di passaggio.
Palazzo Comunale (già Palazzo Della Donna)
Le due vite di un palazzo
Affacciato sulla piazza Mercato, fuori dalla seconda cerchia di mura che proteggeva il borgo, il palazzo esisteva già in epoca medievale (ne resta traccia in alcuni dipinti interni del primo Quattrocento, riemersi con i restauri). Ma l’edificio fu completamente rimeggiato nel Settecento, quando assunse l’aspetto solenne di oggi… salvo una superstite colonna d’angolo, che dà al palazzo un che di sbarazzino!
Duomo del SS. Corpo di Cristo
Il miracolo della tovaglia
Prima della costruzione del duomo, la chiesa parrocchiale di Valvasone era quella di Santa Maria e Giovanni, fuori dalle mura. A cambiare la storia fu un miracolo eucaristico, avvenuto secondo tradizione nel 1294 a Gruaro, all’epoca feudo dei signori di Valvasone. Nel tabernacolo dell’altare maggiore è tuttora conservata la tovaglia rimasta macchiata da una particola insanguinata, sfuggita al prete di Gruaro e lavata inavvertitamente dalla perpetua.
Organo rinascimentale del Duomo di Valvasone
L’unico organo veneziano del ‘500 in Italia
L’organo del duomo di Valvasone rappresenta un caso unico nel panorama musicale italiano: è infatti l’ultimo organo del Rinascimento veneziano rimasto, opera cinquecentesca di Vincenzo Colombo. Il prestigio dello strumento è ulteriormente accresciuto dalle decorazioni artistiche della cantoria e delle portelle, preparate dal Pordenone e completate dopo la sua morte dal genero Pomponio Amalteo. Un concentrato d’arte.
Mulino di Valvasone
Una ruota di nome Irma
Nascosto fra gli stretti vicoli del centro storico di Valvasone, sorge l’edificio che un tempo fungeva da mulino. Per lungo tempo rimasto inattivo, si era molto deteriorato; ma una serie di restauri in epoca recente alla struttura e ai dipinti esterni hanno permesso di recuperarne il fascino antico. E dal 1994 è riapparsa anche la ruota: non quella originale, ma l’opera di un gruppo di artigiani locali, che ne hanno fatto dono alla comunità.
Castello di Valvasone
Il castello di Napoleone
Esistente già all’inizio del Duecento, ma poi continuamente accresciuto e modificato, il castello resistette all’attacco dei Turchi nel 1499, ma soccombette alla rivolta popolare del 1511. All’interno stupendi saloni accolgono il visitatore, tra cui un teatrino in legno, un salone interamente affrescato, le stanze di Napoleone, la grande cucina con il focolare, una minuscola cappella barocca. E anche un attracco per le barche!
Salone degli affreschi (Castello di Valvasone)
L’asino che insegna al lupo
Il castello di Valvasone non cessa di stupire. Sotto l’intonaco di un salone del piano terra sono emersi degli eleganti affreschi del Quattrocento; ma più sotto ancora sono emerse misteriose pitture del Trecento, tutte da interpretare. In una scena una dama con due vallette rende omaggio a un nobile cavaliere; in un’altra un asino seduto in cattedra cerca di spiegare il testo di un documento a un lupo restìo.
Teatrino del castello di Valvasone
L’ultimo teatrino settecentesco
Al piano terra del castello è possibile ammirare un rarissimo esempio superstite di teatrino privato di stile settecentesco. Eretto in realtà nei primi anni dell’Ottocento, si presenta con una fila di palchetti di legno decorato. Quello centrale, in posizione più elevata, era riservato alla famiglia dei castellani, mentre gli altri otto, ripartiti equamente sui due lati, erano per gli ospiti. Manca purtroppo il palcoscenico originale, che è stato venduto negli anni Trenta del secolo scorso.
Parco Pinni
Erasmo, chi era costui?
Nel parco adiacente il castello dei Valvasone (oggi adibito ad area verde di uso pubblico e a memoria dei concittadini caduti in tutte le guerre), sotto le fronde di una robinia, è collocato il busto di Erasmo, dei Signori di Valvasone: è universalmente riconosciuto come il più grande letterato del Cinquecento in Friuli e uno dei grandi poeti italiani del tempo, autore del poema “La caccia”.
Borgo Alpi (anche Borgo delle Oche)
Un mondo perduto
La borgata si è sviluppata a ridosso delle vecchie mura di Valvasone, lungo la roggia che alimentava il sistema difensivo e produttivo della cittadina. La presenza di numerose case in sasso ad architettura tradizionale e le stradine in ciottolato conferiscono alla zona un’atmosfera particolare. E all’inizio della via fa bella figura di sé il palazzo Tamburlini, risalente al Seicento, con il tipico focolare sporgente e il muro di recinzione che protegge il broilo.
Cappella di Santa Maria Ausiliatrice
Un aiuto contro i pericoli del fiume
Sassonia è una località rurale sviluppatasi in prossimità del letto del fiume Tagliamento. Qui nel 1929 un devoto residente della zona ha fatto erigere una cappella dedicata a Maria Ausiliatrice, figura protettiva invocata contro i pericoli. Una speranza di aiuto per tutte le famiglie contadine che qui vivono del lavoro dei campi.
Fontana al Contadino e piazza San Lorenzo
Una statua in onore del contadino
Tanti personaggi famosi sono onorati da statue. Ma trovarne una che rende omaggio all’umile contadino, è insolito. Succede a San Lorenzo, dove negli anni Settanta la vecchia piazza del paese, lambita dalle acque del rio Rupa, è stata risistemata e valorizzata, creando un angolo suggestivo dove spicca la statua del contadino, con tanto di falce e “codâr”. A ricordare la vocazione agricola del paese.
Chiesa di San Lorenzo Martire
Una chiesa record: otto mesi per costruirla
Il sito dove sorge l’attuale parrocchiale di San Lorenzo martire, nella piazza del paese, era un tempo occupato da un piccolo oratorio (“la glesiuta”) dedicato prima a San Giuseppe e poi alla Madonna del Rosario. Il nuovo edificio è stato eretto negli anni Cinquanta, in soli 8 mesi di lavoro, grazie all’impegno del parroco e all’operosità della popolazione. Si caratterizza per uno stile moderno, giocato sui pieni e sui vuoti.
Antica centuriazione di Iulia Concordia
Dove coltivavano gli antichi romani
Un fitto reticolo di strade bianche, dritte e spesso incrociantesi ad angolo retto, delinea la griglia che un tempo suddivideva le campagne in appezzamenti regolari, assegnati a veterani e coloni romani. Oggi, i resti della centuriazione di Iulia Concordia si manifestano principalmente come argini di terra rialzati. Quest’ultimi, spesso visibili come lievi creste nel paesaggio, offrono una prova tangibile del sistema di griglia romano.
Chiesetta di San Gottardo
La sentinella sul guado
La chiesetta, come altre lungo il Tagliamento, venne edificata per fornire protezione materiale ma soprattutto spirituale ai tanti viandanti, pellegrini e mercanti che quotidianamente attraversavano le acque del fiume, esponendosi a rischi talvolta mortali. Costruita nel Settecento, ha mantenuto la sua forma originale, coni un robusto porticato davanti alla facciata, destinato a dare ospitalità e riparo alle persone di passaggio.
Tomba di Pasolini
Dove riposta il grande Pasolini e le sue idee vivono
Nel cimitero di Casarsa, la tomba di Pasolini si trova entrando sulla sinistra. Fu progettata dall’architetto Gino Valle alla fine degli anni 1970. Si tratta di una lastra di pietra carsica posta su una piccola area verde, con incisa la scritta PIER PAOLO PASOLINI (1922-75). La lapide è accostata a quella della madre Susanna Colussi. All’interno dell’aiuola, campeggia una pianta di alloro, pianta simbolo dei poeti.
Ex Caserma di Prampero
La grande caserma che ora è un’area gioco
I resti delle mura dell'ex Caserma Di Prampero a Casarsa della Delizia, situati in via Roma, raccontano una pagina di storia locale legata al periodo della Prima Guerra Mondiale. Dell’edificio rimangono alcune sezioni delle mura perimetrali che conservano un fascino particolare, evocando memorie del passato per l’importanza che ha avuto nella storia militare d’Italia.
Via Menotti (Borc di Zora)
La più antica via di Casarsa
Via centrale in cui sono visibili le tracce di un’architettura rustica fatta di portoni e di cortili. Di rilievo, la cornice in pietra con lo stemma della famiglia Colussi datato 1605.
Ex Municipio di Casarsa della Delizia
La casa dell’arte e della salute
Edificio moderno progettato dall’architetto udinese Gino Valle. Segnalato in tutte le guide di architettura italiana contemporanea, è meta per tutti gli amanti dell’architettura contemporanea. Ha tre corpi, con strutture in cemento armato su piattaforma attraversati da un percorso pubblico. È stato realizzato insieme a Piera Ricci Menichetti in più fasi, dal 1966 al 1968 ed è stato terminato nel 1974.
Ex Canonica di Casarsa della Delizia
Un omaggio al gotico veneziano
La costruzione è una rivisitazione gotico-veneziana con caratteristiche finestre in cotto. L'edificio, realizzato in pietra locale, cattura l'attenzione con la sua facciata riccamente decorata.
Ex hangar dirigibili (Aeroporto Baracca)
Dove volavano i giganti dell’aria
Costruito nel 1915, l'Hangar dei Dirigibili era un'imponente struttura in legno lamellare progettata per ospitare i dirigibili che sorvolavano il cielo durante la Prima Guerra Mondiale.
Area naturalistica Pulisuta
Torbiera e olle di risorgiva della pianura friulana
Area naturale protetta della Pulisuta a Casarsa della Delizia, in località Boscàt, straordinario biotopo caratteristico della pianura friulana, con torbiera e olle di risorgiva.
Sorgenti Fiume Sile
Il fiume che nasce a Casarsa
Le sorgenti del fiume Sile, situate a Casarsa della Delizia, rappresentano un vero e proprio gioiello idrogeologico nel cuore del Friuli. Da queste olle d'acqua limpida e sorgiva, alimentate da una falda freatica profonda, ha origine questo fiume che poi sfocia nel fiume Fiume quando oramai si è in Veneto, dopo quasi 30 km.
Castelliere di San Giovanni di Casarsa
Un antico sito archeologico ora vigneto
Il “Ciastelàrs” si trova alla confluenza delle rogge Polisuta e Lin. Quasi scomparso a causa di lavori agricoli, sulla sua area sono stati fatti numerosi ritrovamenti di manufatti del Mesolitico, Neolitico ed Eneolitico. L'insediamento rientra nel tipo dei castellieri cinti da terrapieni e fossati, noti nella pianura friulana nell’età del bronzo e del ferro. Fu utilizzato per un periodo relativamente ridotto e fu abbandonato nel corso della prima età del ferro iniziale.
Sedulis e antica fornace
Un’area verde ricca di storia
L'intensa concentrazione di reperti romani, soprattutto nella zona occidentale al confine con Teghine, suggerisce la presenza di un insediamento romano di notevole importanza. Le tracce di impianti di fornaci per laterizi rivelano un'attiva produzione di mattoni in epoca romana. Ancora oggi i resti dei laterizi sono ben visibili sulla superficie dei campi agricoli.
Edicola e dipinti religiosi sulle case
Tracce di devozione popolare
Le Edicole religiose si trovano spesso in Friuli all’incrocio tra le vie, ove già nell’antichità i Romani ponevano i loro tempietti dedicati alle divinità. Punti di passaggio in cui chiedere protezione dalle avversità, rimangono ancora oggi a ricordare il valore della fede per chi li costruì. A San Giovanni l’Edicola affrescata è dedicata alla Madonna del Carmelo.
Chiesa di Sant'Urbano a Runcis
La pala ritrovata
L'opera più importante di questa chiesa, inserita nel borgo sangiovannese di Runcis che si sviluppa in centro al tessuto cittadino, era la pala dedicata a Sant'Urbano insieme alla Vergine Immacolata e a Santa Barbara. Sparì negli anni 40 del Novecento ma nel 2018 è stata ritrovata negli archivi del maestro Antonio Spagnol, donati al Comune di Casarsa. Ora, restaurata, è di nuovo al suo posto.
Corte Zuccheri
Grande complesso a corte chiusa, risalente all’epoca medievale.
Grande complesso a corte chiusa, risalente all’epoca medievale, fu negli ultimi secoli adibita ad usi prevalentemente agricoli, con cantine, stalle, magazzini e ricoveri. Oggi è sede del centro comunitario della Parrocchia di San Giovanni.
Chiesa di San Floriano
Legami con l'Austria in mezzo alla campagna
Aperta solo in occasione della recita del rosario (maggio e ottobre) oltre a speciali giornate di visite, questa chiesa immersa nella campagna dà il nome alle case più a sud dell'abitato di San Giovanni. San Floriano era un centurione romano della cittadina di Lorch nel Norico (attuale Austria) che morì martire. Le sue gesta sono narrate nel ciclo di affreschi della scuola di Pomponio Amalteo.
Torre Scaramuccia
A controllo della strada per il Tagliamento
Sorta nell'estremo lembo orientale del borgo fortificato di San Vito al Tagliamento, la Torre Scaramuccia, chiamata anche Torre di San Nicolò, si erge come una fiera sentinella che narra da secoli la storia sanvitese e sulla via che portata ai guadi sul fiume Tagliamento.
Antico complesso dei Battuti
Dove si accoglievano i pellegrini
L'Antico Ospedale della Confraternita dei Battuti a San Vito al Tagliamento fu fondato nel 1369 dalla Confraternita dei Battuti come ospizio per pellegrini e malati. Subì modifiche nel corso dei secoli, mantenendo la funzione di ospizio fino al 1877. Utilizzato come sede di esercizi commerciali dopo il trasferimento dell’ospedale. Attentamente restaurato e adibito a spazio per mostre, convegni e cerimonie.
Chiesa di Santa Maria dei Battuti
La meraviglia dell’Amalteo
La Chiesa di Santa Maria dei Battuti è ricca storia. Costruita alla fine del XV secolo come chiesa dell'Ospedale della Confraternita dei Battuti, presenta una facciata in stile gotico con un portale rinascimentale. All'interno, vanta un'unica navata con un'abside poligonale. Ospita un importante ciclo di affreschi di Pomponio Amalteo e del Pordenone.
Duomo Santi Vito, Modesto e Crescenzia
Il sogno dell’ultimo Patriarca
Quasi come se fosse una quinta del grande palcoscenico di piazza del Popolo, sorge maestosa nel cuore di San Vito al Tagliamento la chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia, conosciuta come Duomo. Fu edificata nella metà del Settecento su progetto di Luca Andrioli, riutilizzando le fondamenta di un precedente luogo di culto quattrocentesco, a testimonianza di una devozione secolare ai santi patroni.
Antico teatro Gian Giacomo Arrigoni
Stasera va di scena la meraviglia
Si trova nella sala superiore della Loggia Pubblica, Il restauro lo ha ripristinato a splendore e funzione, documentata nel ‘600. La struttura è quella di piccolo teatro all’italiana tra ‘700 e ‘800. Recentemente restaurato, è stato intitolato al compositore sanvitese Giangiacomo Arrigoni. Il teatro oggi rivive lo stesso splendore del ‘800 e ‘900 quando fu il centro degli spettacoli a San Vito.
Palazzo Rota
Da palazzo nobile a municipio aperto a tutti
Affacciato su Piazza del Popolo l’edificio fu edificato Intorno alla seconda metà del '400 dalla famiglia Altan, Conti di Salvarolo, come casa padronale in stile veneziano, ma quello che ammiriamo oggi è il risultato di successive aggiunte e modifiche che si svilupparono fino al XIX secolo.
Torre Raimonda
La porta voluta dal grande Patriarca
Imponente torre medievale ad impianto quadrato con archi al piano terra per transito mezzi carrai costruita dal Patriarca Raimondo
Castello di San Vito
Simbolo della potenza del Patriarca
Nel cuore di San Vito al Tagliamento sorge il Castello, ultimo baluardo del potere dei Patriarchi di Aquileia. Questi vescovi-principi che dominarono il Friuli durante il Medioevo, ebbero qui la loro residenza anche dopo la conquista veneziana del 1420 e fino al 1751. Il castello, situato nel centro storico con ingresso da via Marconi, ha subito nei secoli numerosi interventi che gli hanno conferito ora un aspetto più signorile che militare.
Palazzo Tullio Altan
La dimora del conte
Incorniciato da uno spettacolare giardino all’italiana, Palazzo Altan è stato edificato nel corso del Seicento dalla famiglia dei Conti Altan. Il palazzo presenta degli interni resi interessanti da frammenti di pittura seicentesca attribuibili al pittore tedesco Anton Joseph, dagli stucchi e affreschi che ornano la biblioteca settecentesca e dal ciclo di affreschi a tema letterario che ornano il soffitto della camera da letto di Leandra Altan.
Torre Grimana
La porta che conduce a sud
La Torre Grimana fu costrita per volontà del patriarca Grimani nel XVI secolo per completare il sistema difensivo della zona sud-est del borgo.
Antiche carceri
Dove la giustizia austriaca agiva
Le antiche carceri di San Vito sono di fattura asburgica e furono costruite nella prima metà del ‘800. L’edificio si presenta con un alto e massiccio muro in bugnato di forma semicircolare che delimita il cortile e in parte scherma il corpo del fabbricato. Al piano terra ci sono due celle di piccole dimensioni. Altre cinque camere detentive si trovano al piano superiore. L’edificio mantiene l’impianto originario e gli interni sono perfettamente conservati.
Chiesa San Giuliano
Dedicata agli Sbrojavacca
La storia della chiesa di San Giuliano è strettamente legata a quella del castello della nobile famiglia Sbrojavacca, che qui sorgeva prima delle distruzioni avvenute lungo i secoli. Rimane solo una torre che dà il nome alla località di Torrate e sotto la quale sta ora la chiesa ricostruita nel Seicento dai nobili possessori. L’area è ora inserita nel parco naturale delle risorgive di Torrate.
Chiesa di San Liberale
Dedicata al santo romano
La chiesa di San Liberale risale ai primi del Cinquecento anche se poi, insieme al suo campanile, ha subito rimaneggiamenti nei secoli successivi. Dedicata a un santo “locale” (Liberale era infatti nato nell’antica città romana di Altino), ha degli affreschi della scuola del Bellunello che facevano parte di un ciclo più ampio, sparito a causa delle vicende del tempo.
Oratorio di San Giuseppe
In centro al paese
Nel 1794 la famiglia Rambaldini fece costruire l’Oratorio di San Giuseppe in centro a Chions. Ma l’abbandono dei decenni successivi portarono il famoso compositore Giovanni Battista Cossetti, organista di fama nazionale, a recuperarlo negli anni Trenta del Novecento.
Chiesa di Sant’Urbano a Marignana
All’incrocio tra fede e arte
L’attestazione di una chiesa in questa zona di Marignana risale al Seicento ma l’attuale luogo di culto è frutto di lavori realizzati tra il 1937 e il 1939. Un edificio da linee pulite con la caratteristica del portico d’ingresso che arricchisce la facciata. Decorazioni pittoriche recenti all’interno.
Chiesa di Ognissanti a Bagnarola
L’affresco perduto e ritrovato
La chiesa parrocchiale di Bagnarola di Sesto al Reghena risale almeno al 1300 ma successivi ampliamenti e ristrutturazioni non ne hanno preservato le linee originarie. L’intervento più sostanziale si ebbe a fine Ottocento. Grazie a quella demolizione e successiva ricostruzione, è stato però scoperto sotto la calce la delicata opera del Compianto sul Cristo Morto di Pomponio Amalteo, prestigiosa firma del Rinascimento friulano e genero del grande Pordenone.
Chiesa parrocchiale della Santa Maria della Salute
Una chiesa giovane
Linee novecentesche, firmate dall’architetto udinese Pietro Zanini, per la chiesa che dal 1935, anno in cui furono poste la fondamenta, è il punto di riferimento per la comunità di fedeli di Ramuscello di Sesto al Reghena. Caratteristica la facciata in mattoni rossi. Al suo interno affreschi del pittore triestino Luciano Bartoli (una via Crucis) del 1963.
Palazzo Beccaris Nonis
Antico palazzo del XV secolo
Edificio di fattura tardo-rinascimentale collocato al centro del Borgo compatto e massiccio ma non privo di linearità e armonia, presenta un ampio ed elegante porticato con tre ampi fornici. Il palazzo è designato così dal nome delle due famiglie borghesi importanti che lo vollero e poi lo abitarono.
Palazzo Agricola (anche Palazzo Bozza Marrubini)
Palazzi per nobili famiglie
Di fronte al Castello, all’interno del borgo fortificato, a fianco delle torri portaie, si trovano: Palazzo del Capitano, noto anche come Bozza-Marrubini, e Palazzo Agricola (dal nome della famiglia udinese che lo possedette tra Sette e Ottocento), di origine medievale. Erano un tempo abitazioni del personale amministrativo e in seguito diventarono palazzi signorili.
Chiesa di Sant’Andrea a Cordovado
Il nuovo Duomo
Visitare il nuovo Duomo di Cordovado permette di riallacciare il legame con la chiesa parrocchiale precedente (dalla quale sono state prelevate alcune notevoli opere d’arte) e scoprire le testimonianze di fede più recenti. Fu realizzato nel 1950 su progetto di Mariano Pittana.
Chiesa di Sant’Urbano a Suzzolins
Sul confine
Questa chiesa risalente al Seicento e poi rimaneggiata nei due secoli successivi, ha la particolarità di essere l’ultima di Cordovado e del Friuli Venezia Giulia prima del Veneto, che inizia a pochi metri di distanza con il Comune di Teglio. L’altare conserva una pala (raffigurante l’Ultima cena) settecentesca di Giuseppe Buzzi, mentre la vicina Madonna con bambino e Santi, coeva, è di artista veneto anonimo.
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